Filosofia

#4 Post.it La filosofia nasce grande.

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Post it. Brevi postille filosofiche e non.

Perchè la filosofia? Perchè la filosofia antica, greca? Tutti ne parlano molti ne sparlano. Radure e antiche città. Alla ricerca della possente lucentezza, quella chiara profondità, quel nitore rigore dei grandi testi filosofici. Solo conoscendo che cosa è stata la filosofia si può comprendere il senso della sua trasformazione attuale e se ne può riscoprire il volto sotto la maschera.

«La sapienza o l’esperienza è il nome che ciascuno di noi dà ai propri errori. Sono però più istruttivi gli errori dei grandi intelletti che non la verità dei piccoli intelletti». (Oscar Wilde)

«Certo la parola “filosofia” è oggi continuamente ripetuta; ma appena se ne vuol capire il significato vien fuori un tale vespaio che viene anche subito voglia di lasciar perdere. Il vespaio è prodotto in buona parte dal modo in cui oggi intendono la filosofia i filosofi di professione. Essa è sempre stata in relazione a tutto: non solo alla realtà come sembra ovvio; ma anche ad ogni forma di cultura. E si sa che, soprattutto nella nostra epoca, la cultura, e in particolare quella scientifica, è andata smisuratamente ingrandendosi e approfondendo. Sono andate quindi smisuratamente moltiplicandosi le relazioni che la filosofia intrattiene con i vari settori culturali. (…) Per rendere la cosa con una immagine, si potrebbe dire che mentre prima la filosofia era una città dalla quale si partivano molte vie che la collegavano diverse contrade, oggi invece le vie, oltre a moltiplicarsi sono di tutelare di autostrade che portano a miriadi di metropoli. La vecchia città si è ridotta a una piccola radura, alla quale i più attenti riconoscono ancora il carattere di punto di irradiazione, ma che più spesso considerata un angolo morto al di fuori del viavai del traffico. Avviene così che la parola “filosofia” sia oggi continuamente sulle labbra e, insieme, si consideri la filosofia come un angolo morto.(…) La filosofia oggi ha accanto a sé le scienze della natura, le scienze logico matematiche, le scienze dell’uomo (economia, psicologia, sociologia, antropologia, linguistica, e mettiamo subito un eccetera perché altrimenti non ci fermeremo più). Cioè la filosofia si presenta, oggi, sempre in compagnia di qualche estraneo – anche se queste estranei –  sono poi tutti i suoi figli. (…) In questo affollamento è difficile scorgere il volto della filosofia.(…) Inoltre, buona parte di quella folla imparato che la cultura dipende dalle condizioni storiche in cui essa vive e che quindi anche la filosofia è determinata dal tipo di società in cui si trova. La calca attorno alla filosofia cresce così a dismisura perché non è più formata soltanto dalle forme culturali, ma addirittura da tutti gli eventi della storia. Per chi vuole incominciare a capire qualcosa meglio la radura del sovraffollamento. (…) È vero che la filosofia è in relazione a tutto, ma per tenere dietro alle sue relazioni si deve incominciare a guardarla in faccia – guardare la sua faccia, dico. Solo in questo modo si può sperare di comprendere il senso autentico della sua relazione con l’intera cultura umana, della sua presenza nei settori più disparati del sapere il senso stesso del rifiuto che in tali settori viene operato nei suoi riguardi. (…) Ebbene, guardare in faccia la filosofia è possibile solo accostandosi alle grandi filosofia apparse nella storia, e soprattutto alla filosofia antica, cioè alla filosofia greca, che sta all’inizio e al fondamento dell’intera storia del pensiero filosofico. (…) Ma molto spesso sarebbe meglio che non si studiasse affatto la filosofia, piuttosto che studiarla come la si studia.(…) Se in tutta questa faccenda non si capisce nulla, allora a volte si risponde – il vizio nelle cose stesse. In questa situazione di (presunto) ingarbugliamento oggettivo diventa impalpabile e quindi incolpevole l’ingarbugliamento mentale di chi dovendo insegnare l’ingarbugliamento oggettivo della filosofia, dovrebbe almeno saper tener dietro alle circonvoluzioni del garbuglio. (…) Ma le cose non stanno in questo modo. Il Garbuglio c’è, indubbiamente. Ma emerge proprio in quando il pensiero e linguaggio filosofici hanno raggiunto quella possente lucentezza, quella chiara profondità, quel nitore rigore  –  tutta caratteristiche, queste, che non hanno nulla a che vedere con la facilità – che sono propri dei grandi testi filosofici. Non è prima, ma è dopo che questi testi sono fatti capire, che può incominciare ad apparire il Garbuglio, il problema dal quale non ci si può più sottrarre (e che include anche il problema del capire del capire la filosofia). (…) Intravvedere quella chiarezza essenziale del pensiero filosofico a partire dalla quale soltanto può farsi innanzi il problema autentico della filosofia (e quest’ultimo genitivo è sia soggettivo sia oggettivo).  Aiutare a scorgere il profilo della montagna significa appunto introdurre a quella chiarezza essenziale.  Un elemento fondamentale di tale chiarezza è il legame profondo che unisce tutte le grandi filosofie. (…) Ma la considerazione di questo legame acquista l’importanza e il significato che le sono propri solo se, innanzitutto, non si perde il ricordo della città filosofica. Rivolgere l’attenzione verso il legame profondo tra i grandi pensatori significa non perdere il ricordo di quella città. Solo conoscendo che cosa è stata la filosofia si può comprendere il senso della sua trasformazione attuale e se ne può riscoprire il volto sotto la maschera. La filosofia tende oggi a confluire nella scienza. Ma solo ricordando ciò che la filosofia è stata si può sperare di comprendere il senso della scienza e della stessa civiltà che sul fondamento della scienza sta costruendosi.»

Emanuele Severino, Introduzione a La filosofia antica, Rizzoli 1984.

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