Poesia

Cristina Campo. La fonte della poesia, la metafisica, l’invisibile. 1977

Vittoria Guerrini, che scelse come nom de plume Cristina Campo con cui la conosciamo, nacque il 29.04.1923 in questi giorni ne ricorre il centenario.

Quello che segue è una parziale, e personale, trascrizione dell’intervista a Cristina Campo realizzata da Olga Amman per conto della Radiotelevisione Svizzera, nel 1977 alcuni mesi prima della sua morte, unica disponibile in rete.

Credo pochissimo al visibile, credo molto all’invisibile che è forse la cosa che mi interessa di più.

Vorrei che si dicesse alla gente, con brutalità … o con dolcezza parimenti violenta, come faceva Cristo,  ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto.

Cosa le importa? “La poesia mi importa molto. Qualcosa che mi importa più della poesia è la fonte della poesia. La poesia non ha senso se non nasce da una fonte metafisica, invisibile, come nelle fiabe. Queste sono le due cose che contano”.

Il Padre Nostro è una poesia. “Il Padre nostro è una poesia. La prima parte, che si svolge tra uomo e Dio, sui desideri a lode di Dio, è rimata; la seconda parte, quando si scende a chiedere il pane quotidiano, è una prosa ritmica, cala, richiama con risonanze la prima parte, è un capolavoro straordinario… Gli strumenti poi sono bellissimi: gli armeni hanno cembali e gong, gli etiopici hanno i tamburi e i sistri, sono meravigliosi. Ciò che avevamo una volta e che abbiamo gettato via, per ragioni certamente sublimi ma che io non afferro, sono conservati lì per aprire i cinque sensi, che diventano cinque porte per far entrare l’invisibile. I profumi di una chiesa armena non possiamo immaginarceli: il profumo del myron, il crisma dove hanno bollito per tre giorni e tre notti cinquantasette aromi diversi alla lettura continua del Vangelo in un fuoco scaturito da icone e alimentato dal vescovo è qualcosa di indicibile.” Candele visione, i fiori. Conoscenza religiosa, sensi soprannaturali. Travolti dai profumi.

Ho sempre avuto una gran paura della parola. Penso che dobbiamo fare i conti di ogni parola anche quando le nostre parole sono veramente inutili, quasi trascurabili, non ci si può scherzare molto.

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